Mercoledì sera

Quando ero più giovane, vedere giocare il Genoa il mercoledì sera e quasi sempre più che vederlo lo immaginavo, significava disputare un incontro di Coppa.
Non necessariamente doveva essere un incontro di Coppa UEFA o di Coppa Delle Coppe, poteva essere una partita di Coppa Italia, raramente il Grifone superava il “gironcino estivo”, il preludio calcistico del ritorno sui banchi di scuola oppure al lavoro.

Ripenso ancora con piacere quei momenti, non solo perché adolescente significava la possibilità di uscire una sera con la “fidanzatina” cullando speranze amorose dense di poesia e di sensualità, immaginandosi implacabile ed un tantino peccaminoso centrattacco…
Le partite si giocavano nella quarta settimana di agosto, ogni tre o quattro giorni, alternando una gara in trasferta ad una in casa.
Frequentemente era la prima occasione per rivedere il rossoblu sul prato del “Ferraris”, dopo aver fantasticato nel mese di luglio leggendo i giornali che riportavano le “liste di trasferimento”; ricordo che all’edicola in Piazza Savonarola erano numerosi coloro i quali attendevano l’arrivo de “Il Secolo XIX” e de “Il Lavoro” attorno alla mezzanotte, fiduciosi di leggere dell’arrivo di un fromboliere o di un funambolo capaci di far sognare ambiziosi traguardi, trasformandosi in loquaci e notturni ottimisti…
Alla partita si giungeva carichi di attese, si discuteva con passione ed un po’ troppo ottimismo delle capacità di certi nuovi arrivi, si sperava nella forza taumaturgica dell’amalgama che un indimenticato protagonista del calcio degli anni settanta ed ottanta, il Presidente del Catania Massimino avrebbe voluto comperare.
“Il Guerin Sportivo” dedicava una rubrica alle frasi un po’ precipitose dei protagonisti del calcio; i presidenti, gli allenatori ed i calciatori non lesinavano spunti; Massimino, Rozzi allora Presidente dell’Ascoli, “l’indimenticato” Fossati, facevano spesso capolino accanto al calciatore che dichiarava: “Mi fa sempre male il piede, andrò dal pediatra” oppure al collega che intendeva seguire la squadra in quel di Bergamo e si mostrava entusiasta di andare ad “Atalanta”…
Al buon Renzo venne attribuita questa frase pronunciata al termine di una partita che vide il Genoa soccombere: “Io, ai miei ragazzi non ho niente da amputare”… bontà sua.
All’epoca il Genoa si allenava a Sant’Olcese, capitava a me come a tanti altri di sfruttare un pomeriggio “bigiando” lo studio, magari facendo maggior sacrificio nei giorni precedenti ed era facile inventarsi una gita.


L’appuntamento era in Piazza Manin, tutti con in spalla uno zainetto dove mettere una bibita e la merenda, un mangianastri, alcune Maxwell o TDK che riproponevano i successi del momento, erano cassette frutto del piccolo contrabbando giovanile che avveniva nei corridoi delle scuole, i più dotati si presentavano con in spalla una chitarra; fatta la conta si prendeva il trenino per Casella…
Non ci voleva molto tempo, in realtà l’allenamento del Genoa spesso era una pretesto rinsaldare amicizie, per approfondire la conoscenza di alcune ragazzine incontrate ad una festicciola in casa, per trascorrere qualche ora all’aperto…
I tifosi a cottimo pronti a fare da aedi alla dirigenza sentendo turgido nel mezzo delle gambe quando si verifica una plusvalenza, a venerare allenatori prostrandosi umilmente non avendo frequentato il super corso di Coverciano, sempre “costruttivi” in nome del “bene del Genoa” non sembravano all’orizzonte.
Era un altro calcio o forse era il calcio, “ruspante” come tanti suoi protagonisti; all’epoca non mancavano combine, doping, truffe e smargiassate, tuttavia l’emozione ed il genuino entusiasmo erano maggiormente diffusi e forse un tantino più considerati.
Mercoledì si gioca per recuperare la domenica lasciata alle nazionali, pare tutti alla stessa ora, non sarei sorpreso nei prossimi anni di veder un posticipo del turno infrasettimanale notturno attorno alle ventitre…
Negli anni ottanta “Il cappello sulle ventitre” era una trasmissione di varietà che andava in onda sulla “seconda rete”; era un pochino spinta, ma di buon gusto, ricalcava l’atmosfera del Tabarin, alternando passaggi musicali di rilievo, numeri di prestidigitazione o danza, alcuni streap tease condotti con garbo ed una certa classe…
Anche nel calcio di oggi ci sono numeri di prestidigitazione, spesso i protagonisti restano in mutande, per mia opinione immagino condivisa da più di uno preferivo gli spogliarelli di Rosa Fumetto…
Quella trasmissione era firmata e condotta anche da Federico Monti Arduini, noto al pubblico come “il Guardiano del Faro” che negli anni settanta aveva presentato alcuni brani di successo accompagnato dal Moog, un precursore dei sintetizzatori che furoreggeranno nel decennio successivo.
I suoi titoli più ascoltati erano e sono “Il gabbiano infelice” ed “Amore grande, amore libero”.
Accanto alla firma del nobile ambrosiano compariva quella di Paolo Mosca, scrittore, sceneggiatore teatrale e direttore della Domenica del Corriere, fratello del calcisticamente più noto Maurizio.
Il calcio all’epoca faceva già ampia presa in televisione, le emittenti locali erano sorte da poco e lo resero uno dei pilastri del palinsesto.
Alcuni dei volti che compaiono oggi sugli schermi liguri fecero i loro esordi in quegli anni, ad esempio Beppe Nuti oggi a Telenord ha fatto parte della rosa di tutte le emittenti regionali oppure Vittorio Sirianni che da sempre è nel cuore dei “veri genoani” pronti addirittura a prenderlo sul serio ed adombrarsi vagheggiando complotti quando parla di football e si lancia in disquisizioni sul Grifone.
Questo va a detrimento dei “veri genoani” ovviamente, i quali non perdono occasione per “deliziare” al di qua ed al di là dei Giovi.
Il citato ideò quello che oggi si definisce un talk show: “La mia panchina” per l’allora allenatore del Genoa, Gianni Di Marzio e poi il seguito “Panchina Cabaret”, gli spettacoli andavano in onda sulle frequenza di Telegenova che mi sembra albergasse al Blue Moon.
Di Marzio autentico partenopeo sapeva essere un istrione, Simoni che avvicendò il campano al termine del campionato 1979/80 era uomo maggiormente pacato e riflessivo cambiò i ritmi della trasmissione.
Scrivendo di quegli anni mi sembra giusto ricordare Beppe Barnao il quale seguiva il calcio per TVS, l’emittente de “Il Secolo XIX” con fantasia e trasporto, lui che era pacato, appassionato ed esperto velista.
Al termine di un concitato Genoa Bologna, vinto dal Grifone grazie ad un goal di Boito e determinate per l’esito del campionato si presentò trafelato quanto mai innanzi ad uno stravolto e “appapponato” Carmine Gentile tanto che questo perse la rimanente tranquillità e si abbandonò con una frase poco olimpica: “ C…, una altra partita come questa ed infarto”.
Appuntamento fisso sul primo canale RAI era “90°Minuto”, condotto prima da Maurizio Barendson e Paolo Valenti poi dal solo Valenti.


Paolo Valenti era tifoso della Fiorentina, tutti o quasi lo seppero dalla voce di Nando Martellini quando lo affermò dagli schermi, dopo la prematura scomparsa del collega.
Mai Valenti si lasciò andare alla parzialità, figuriamoci alla volgarità, un esempio che purtroppo non è seguito da tanti conduttori di grido e di retroguardia che affollano oggi l’etere; “comandava” una truppa che sicuramente era partigiana ed un filino faziosa, ma ripensando ai servizi ed ai commenti di allora sembra di ascoltare un Notturno di Chopin e udendo i servizi ed ai commenti di oggi pare di sopportare una pressa.
Bubba, Carino, Giannini, Gnecco, il sempre verde Galeazzi erano di un altro pianeta… forse è la nostalgia che mi fa velo e li vedo migliori di quanto fossero perché oggi abbiamo i commentatori e gli opinionisti che abbiamo…
Il mondo è bello perché vario ed è Opera di Misericordia Spirituale sopportare con pazienza le persone moleste… probabilmente i tifosi e gli appassionati potrebbero così contare su una minima indulgenza al momento del trapasso, trapasso che prima o poi toccherà a tutti…
Riprendo dopo una breve pausa, fatta ad arte non per strappare l’applauso, ma per consentire “un morbido gesto” di scongiuro…
Il campionato a detta degli osservatori è “duro”, forse intendono mascherare con questo la mediocrità dei protagonisti, calciatori incapaci di effettuare un “stop” oppure un “dribbling”, impegnati a correre su e giù secondo gli schemi dettati dai tanti inventori del calcio che siedono sulle panchine di “Serie A”.
Sono tipi ben strani i “Santoni”, paiono un filino permalosi, qualora non li si osanni eccoli apparire nelle sale stampa accigliati, pronti a parole a “prendersi le loro responsabilità”, nei fatti scaricarle bellamente sul groppone altrui; i tifosi devono sorbirsi la loro paranoia per la sconfitta ed i loro catenacci gabellati per “gioco offensivo” dove di offensivo vi è solo l’impudenza con cui la raccontano, ma guai a mostrarsi scontenti, poveracci i signorini debbono essere compianti per le “tonnellate di fango” che vengono loro addosso…
Alla lunga una partita, almeno quelle conseguenti all’avvento di Sacchi, osservata con occhio freddo annoia, annoia terribilmente; tutto appare ripetitivo ed ossessivo, fortunatamente resta immutata la passione per il Genoa ed il piacere di incontrare degli amici con cui condividerla.
Al campo vado esclusivamente per queste due ragioni, non sono tagliato per divenire un tifoso moderno, magari più finto di quelli comparsi sulle tribune dello stadio di Trieste, pronto a comperare magliette e cappellini, silenzioso e plaudente dei pagliacci e delle pagliacciate; seguo il Genoa perché è il Genoa e calcisticamente in esso mi identifico, sono al campo per la gioia del cameratismo, forse perché sugli spalti è concessa ancora un minimo di autoironia e di umorismo, la gioia del ricordo del passato e la possibilità di vivere con entusiasmo il proprio sentire, sperando di vedere trattare il pallone un pochino meglio di quanto esso sia abitualmente trattato; facendo sforzi inauditi pensando che un tempo sulla fascia giocava Claudio Sala ed ora gioca un certo Sculli, che si diceva dovesse andare all’Inter… forse si sono fatti un po’ più furbi anche loro che podisti supervalutati ne hanno acquistato a vagoni.

Contributo di P.A.P. pubblicato su grifoni.org in data 20/09/2010 in occasione di Genoa-Fiorentina