Il Cagliari

Parlare del Cagliari di Allegri è un piacere per chi ama il calcio e un certo tipo di mentalità.
Discepolo di Galeone, dal profeta dell’Adriatico il livornese ha preso sicuramente qualcosa tatticamente, ma soprattutto molto a livello di mentalità: l’amore per la tecnica individuale e per il gioco.
Da calciatore Allegri è stato miracolato grazie all’incontro con Galeone, grande intelligenza e grande tecnica individuale, troppa per gli allenatori italiani, da trequartista non avrebbe praticamente mai giocato, visto quanto era inviso quel ruolo all’epoca, e da mezzala, da centrocampista puro, alle sue qualità avrebbero sempre preferito il classico giocatore da corsa, contrasti, tackle e passaggi regolarmente depositati sui piedi degli avversari.

Da allenatore ha semplicemente messo in pratica quel tipo di mentalità, che gli deriva non solo dall’incontro con Galeone, ma dal modo in cui era giocatore di pallone.
Non ha la lucida pazzia del suo maestro, che lo portava anche ad atteggiamenti tattici scriteriati per i comuni mortali, Allegri gioca un calcio comunque equilibrato tatticamente, ma quel modo di pensare lo si vede nella scelta degli uomini, privilegia sempre i giocatori con maggiore tecnica individuale.
Il calciatore può fare il suo compitino, oppure interpretarlo come qualcosa che gli bruci dentro, col desiderio della giocata.
Sono un appassionato di basket, e lì vincono gli schemi, ma nel calcio vincono i giocatori.
Gli spazi intasati sono il territorio del campione, gli spazi larghi, invece, sono il territorio del tecnico.
Queste sono alcune pillole dell’Allegri pensiero.
Va da sé che un allenatore così, in Italia, sarà sempre sul filo dell’esonero, se perdi 1-0 con dieci giocatori difensivi in campo nessuno ti contesta, se perdi con le punte che fanno le punte e un centrocampo di gente il più possibile capace di giocare a calcio, non ti perdona nessuno.
Tanto per fare un paragone, col Sassuolo ha vinto il campionato di C1 pareggiando solo 6 volte, il Genoa di Vavassori, attrezzato per dominare il girone, pareggiò 14 volte.
A un passo dall’esonero Allegri c’è stato anche a Cagliari, quando ha iniziato con 5 sconfitte consecutive.
Da lì in poi però ha fatto gli stessi punti ottenuti dal Genoa, e basta un confronto tra i due organici per capire la portata dell’impresa dei sardi.
In casa poi, dopo le sconfitte nelle prime giornate, ha perso solo una volta, dall’Atalanta di Del Neri.
Tatticamente lo schieramento vede una difesa a 4, sabato sarà assente per infortunio il terzino Pisano, giocatore importante in grado di dare anche una buona spinta, sostituito, ipotizzo, dall’argentino Matheu, con Agostini terzino sinistro e la coppia centrale col capitano Lopez affiancato da Canini, o in subordine da Bianco.
Il centrocampo è a rombo, o meglio dire a 3.
Mi sono imbattuto in una dissertazione di Galeone proprio sul centrocampo e sulla copertura della zona del campo: la zona ideale sono quei 10-12 metri di campo che puoi affidare a 3 giocatori, per mantenere la specificità del ruolo, chi è regista, chi è mediano destro, e chi sinistro, il centrocampo a quattro è un evidente scarico di responsabilità per i giocatori, ci sono sovrapposizioni di compiti, e c’è un abbassamento dell’attenzione.
Allegri in questo è un fedele discepolo, presenta Conti come punto di riferimento davanti alla difesa, affiancato da Fini a destra e da Biondini a sinistra, unico giocatore mediano puro, ma con gamba per ripartire, e buona partecipazione.
La scelta di Fini a centrocampo denota quel tipo di mentalità di cui parlavo prima, moltissimi altri allenatori avrebbero scelto un giocatore di gamba e di spessore fisico come Parola, mentre Fini avrebbe finito per giocare in un finto tridente, nel caso di attacco a tre uomini.
Allegri invece come prima alternativa ha addirittura l’ex promessa atalantina Lazzari, giocatore che finora ha raccolto poco in rapporto ai mezzi a disposizione, ottima tecnica, ottima propensione offensiva, da ex attaccante, e ottima visione di gioco, e lo inserisce a sinistra a centrocampo, con Biondini, spostato a destra.
Davanti il ruolo fondamentale è quello di Cossu, che agisce tra le linee a completare il rombo, e ha tecnica, idee e ottima mobilità per collegare il centrocampo con le due punte, Acquafresca e Jeda, ma anche Matri, alternativa alla pari dei titolari.
Esiste poi anche una soluzione ancora più spregiudicata, Jeda a fare il lavoro di Cossu, e Matri e Acquafresca di punta.
In conclusione Allegri ha una squadra che non ha paura di rischiare, che non ha paura di tentare la giocata, e che offre il miglior calcio della serie A in termini di pensiero offensivo insieme alla Lazio di Delio Rossi.
Il tutto naturalmente necessità della famosa intensità, è imprescindibile che godano di ottime condizioni psicofisiche, e nel loro momento migliore i sardi correvano, pressavano, arretravano e ripartivano in modo straordinario.
Vedremo sabato se godono ancora di questo stato di grazia.
Ma non dimentichiamo la componente psicologica, c’è stato un calo nelle ultime tre partite appena hanno parlato di uefa, col Toro non sono andati oltre lo 0-0 casalingo, e, visto che nel calcio determinano soprattutto i giocatori, la speranza è che avvertano la pressione del “bisogna vincere”, dell’obiettivo da raggiungere, e dato che dal punto di vista dell’organico non sono giocatori di grandissima levatura complessiva, che paghino da questo punto di vista, perchè giocare a mente libera senza che nessuno ti chieda nulla è più facile.
Ale’ Grifone!

Contributo di Grifondoro70 pubblicato su grifoni.org in data 11/03/2009 in occasione di Cagliari-Genoa