“Per me si va nella città dolente, per me si va nell’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore, fecemi la divina potestate, la somma sapienza e ‘l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create, se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi che intrate”.
Ho sentito canti di anime dannate, cori di chi non vuole più navigare in questa merda societaria e fischi di chi si ormai è abituato e chiedere agli altri di non fare l’onda, senza capire che prima o poi sarebbe arrivata comunque l’onda dell’addio, e ci avrebbe travolto in pieno.
Ho visto l’uomo solo allo sbando, che è arrivato col ghigno seminascosto di chi pensa che dividendo può ancora se non imperare, almeno fare un po’ di kitesurf negli escrementi da lui stesso prodotti e se n’è andato con la smorfia di chi pensa “aprés moi, le deluge”.
Ho avvertito lo sfregamento di mani di vedove, farfalle nel ventri di giovani donne e membri tesi di uomini senza palle.
C’erano anche creature leggendarie, metà uomo cieco e metà zerbino presbite.
C’erano panozi, blemmi e sciapodi, ma non era il regno del Prete Gianni.
Non è divina la tragedia del Grifone, ma quest’anno, partita dopo partita, un Caronte Carogna ci sta portando di sicuro all’inferno.
Che poi sia un regno di fuoco o un limbo di anime dannate, simile alla serie B o C non è ancora dato sapere.
Forse avrà ancora i nostri trofei alle pareti rocciose dove navigano fiere vampe che non si sono volute piegare a un futuro già scritto, ma non hanno potuto evitarlo. Forse neanche quello.
Ormai per quest’anno è inutile parlare di calcio giocato dopo una prestazione del Genoa.
Cosa c’è di diverso tra Pescara-Genoa e Genoa-Atalanta?
Non molto, forse oggi abbiamo giocato per dieci minuti, ma solo perché Gasp non aveva azionato il pressing.
Il Genoa è dei genoani e per tornare ad esserlo probabilmente ci toccherà andare in qualche inferno, ma c’è qualcuno che indossa la nostra maglia e sarebbe il momento giusto per pensionarlo.
Anche Mandorlini, dato per scontato che abbia la possibilità di decidere, ha dimostrato di non avere idee e palle, o di essere stato messo lì a confondere le acque.
Via subito lui, e dentro Stellini, Chiappino, Torrente, Ruotolo, Eranio, Ferroni, Braglia, Onorati o Fiorin.
Gli ultimi tre magari pure in campo, a questo punto.
Con Beghetto, Morosini, Biraschi, Pellegri, Virgilio, Uguccione, Paolo e Francesca.
All’inferno Burdisso, Pinilla e Gentiletti, che è ora!
Via subito, meglio un finale alla Genoa-Cosenza, che tanto siamo salvi.
E anche se non lo fossimo, andrebbe bene lo stesso, purché il paracadute se lo prenda qualcun altro.
Perché dire “via l’Infame” è scontato come il prezzo con cui Simeone andrà alla Lazio o al Milan.
Il caldo sotto il culo non fa bene alle emorroidi, ma sembra non si possa far altro che sedersi sulla riva di un fiume di guano bollente e aspettare che il kitesurfer vi transiti, portandosi dietro tutti i fantasmi che si vedevano benissimo in tribuna, seduti accanto a lui.
Speriamo solo di riuscire a salvare tutta la nostra storia, splendida o dolorosa ma mai così laccata merda, che c’è stata prima di lui.
Contributo di Freddie Beccioni pubblicato su grifoni.org in data 02/04/2017 in occasione di Genoa-Atalanta