Protagonista del mercato”
“Mercato scoppiettante”
“Genoa scatenato”
Sono slogan mediatici ambivalenti, perché si possono ottenere da due direzioni opposte.
I giornali, i siti, le trasmissioni che trattano di mercato hanno bisogno di fornire nomi e ipotesi, meglio se verosimili, poco importa se non reali, per cui ciò che fa parlare è l’essere in movimento, non da che parte si stia andando.
E’ vero che in questo periodo tutto ciò esula sia dalla logica di costruzione di squadra, sia dalla vera caratura dei giocatori, per cui il rovescio c’è in ogni medaglia..
Se il Napoli spende e spande per Cigarini Campagnaro De Ceglie e Quagliarella fornisce l’idea di avere fondi e volontà, e tanto basta per associarlo a miriadi di trattative, e a farne un re del mercato a prescindere, anche se magari i 18 milioni per l’ex Udinese sono più vicini al premio “boccalone del mercato”, tanto che si potrebbe provare a rifilar loro Sculli per una decina.
Ma i riflettori comunque il Napoli li ha “guadagnati” essendo parte in movimento attiva e non di rimessa.
Le stesse etichette, da “protagonista”, si possono però guadagnare diversamente.
Ad esempio cedendo i due migliori della rosa, alimentando un movimento indiretto di giocatori, la maggior parte figurine panini di calciatori forse futuribili, parlando per settimane di Quaresma e poi tenerlo ancora in standby, non è ancora detta l’ultima parola, usando l’unica contropartita seria, Acquafresca, come mezzo di scambio per altri obiettivi, avendo quindi numerosi contatti, e rumors, con altre società per il giocatore, e in definitiva essere associato a un sacco di nomi semplicemente grazie alla deduzione “hanno preso soldi dalle cessioni, ora hanno cassa e buoni rapporti con l’Inter, che magari potrebbe aiutarli su qualche grosso colpo”.
Non è proprio la stessa cosa.
Come detto, sono considerazioni che non riguardano come alla fine saranno costruiti gli organici, e la qualità reale dei giocatori presi, ma servono a dimostrare che “protagonista del mercato” non vuol dire automaticamente, come la solita propaganda tende a far credere, avere il ruolo del Real Madrid, si può esserlo anche nel ruolo del Milan, che ceduto Kaka’ ottiene due cose contemporaneamente:
– la prima far crollare l’idea di incedibilità dei gioielli, ed ecco che non si contano più i rumors su Pirlo, Kaka’, Ambrosini, Pato, associati ad altre squadre.
– la seconda, dati i soldi incassati, l’essere associati a molti ottimi giocatori sul mercato, Miranda, Hernanes, Dzeko, Adebajor.
Quindi Milan protagonista, ma che per ora non riesce nemmeno a prendere Cissokho, e i tifosi rossoneri non credo siano felicissimi.
Solo in una realtà virtuale si può riuscire a convincere gente come i tifosi del Genoa, che tipicamente non conoscono nemmeno Ronaldinho, a parlare di Bolzoni, Fatic, Meggiorini, Bonucci, come se si trattassero dei vari Xavi, Inesta, Puyol, e Busquets, prodotti del vivaio coi quali il Barca ha vinto la Coppa Campioni.
E solo in una realtà virtuale, la matrix rossoblu, si può riuscire a indicare Criscito Palladino e Jankovic, come rinforzi, arrivando a far credere che lo scorso anno giocassero altrove.
Eppure è ciò che sta avvenendo grazie alle trasmissioni televisive, coi Vignolo e Brenzini protagonisti, e ai loro affini.
Altri slogan.
“Solo una grande squadra può permettersi di dare uno come Acquafresca a far maturare”.
Sempre prescindendo da considerazioni sull’effettivo valore del giocatore, è chiaro che trattasi solo di propaganda, perché semmai ci sarebbe da valutare il perché esistano, in una società medio-alta come il Genoa, condizioni tali da escludere categoricamente il giocatore dalla rosa.
E non sono valutazioni sulla portata dell’organico rossoblu, ma semmai sugli enormi paletti messi da un assetto tattico che non esclude solo Floccari Acquafresca, ma anche Ibrahimovic Milito, e sono per definizione limitanti, dato che costringono ad operare con vincoli costituiti da un meccanismo a ingranaggi che nessuna società al mondo può permettersi di sposare rinunciando per principio a opportunità superiori, e che invece vengono date per scontate, nella matrix rossoblu, come se ovunque fosse così.
Quando si arriva a dire “Saviola non serve”, vuol dire che il filtro che il mondo rossoblu si è autoapplicato ha raggiunto il parossismo, e si è registrato il massimo distacco tra la realtà di un Genoa che giocatori di un tale calibro mai si è sognato nella sua storia “recente”, e quella virtuale, la matrix rossoblu, che ragiona solo ormai su schemi preordinati, caricati mediante propaganda e ipnotismo, per i quali anche Kaka’ non servirebbe, dove lo mettiamo?, e con la quale ormai non esiste altro dialogo o confronto se non “pillola rossa o pillola blu”.
Per fortuna però la matrix genoana riesce a condizionare ma non è ancora così estesa, si limita ai servi mediatici, e alla Villa Arzilla internettiana.
L’affare Motta e Milito ha lasciato sconcertati in molti, non tanto per la cessione in sé, metabolizzata come quasi inevitabile, ma perché l’impressione è stata quella di aver portato i giocatori a Milano con una valutazione globale già fissata, e stop, e che si sia lasciato, da vassalli verso il feudatario, al Signore di Milano ampia discrezionalità sul tipo di pagamento atto a raggiungere tale valutazione.
E moltissimi, anche se non si spingono oltre nell’analisi dei motivi, sono quelli che si chiedono “ma perché non possiamo tenerci Acquafresca?”.
Quelli del “fai di noi ciò che vuoi” in questo momento sono inseriti in un contesto di Genoani che sono reduci da campionati di soddisfazioni, che sono stati abituati bene dalla dirigenza, e che sono contenti ma perchè contemporaneamente sono in una situazione di intima convinzione che arriverà almeno un grandissimo giocatore, per cui non si soffermano sulla situazione temporanea attuale, ma attenzione a non confondere le due cose: c’è un’attesa, trepidante e fiduciosa, ma anche ambiziosa, nutrita poi dalle stesse considerazioni presidenziali sui giocatori di caratura internazionale che ambirebbero al Genoa, dovesse andare delusa a fine mercato, i pompieri mediatici faticherebbero ad arginarla, per usare un eufemismo.
Quando, a integrare i risultati sul campo, si costruisce un sistema di propaganda che ha in retroazione un sottobosco di voci su grandi giocatori in arrivo, su grandi traguardi futuri, su ambizioni sempre coltivate, da una parte si ottiene la meritata fiducia, ma dall’altra si sottoscrive un tacito accordo, quello di accontentare determinate “pretese” che si è contribuito pesantemente a creare.
Se la gente parla di Giuseppe Rossi, Riquelme, Xabi Alonso, Matias Fernandez, Owen, lo fa perché ci crede, e se ci crede è perché è stata indirizzata a farlo, a pensare che sia verosimile.
Così facendo si riesce a far ingoiare cessioni come Motta e Milito, appunto con una fiduciosa, trepidante, ma esigente attesa, se però poi presenti Marchionni e Zanetti l’aspettativa delusa innesca un meccanismo pericoloso, che può travolgere il reale valore dei due giocatori in arrivo, e pregiudicare, alle prime difficoltà, una stagione che si annuncia di per sé già dura su tre fronti.
E’ necessario un colpo che faccia sognare la gente.
E non può essere un giocatore alla Motta, di gran nome da recuperare, da aggiungere al puzzle gasperiniano già composto.
Deve essere un giocatore che sia una certezza, che appena sbarcato diventi immediatamente un ingranaggio, in oro, del sistema, condizionando il sistema stesso, portandolo a un riassetto, se necessario.
Deve essere uno fortissimo, di livello internazionale, e che sia abile e arruolato da subito, altro che scommessa.
E lo spazio comincia a essere ristretto.
Davanti Palladino Jankovic Sculli hanno rappresentato praticamente il 90% delle scelte fatte la stagione precedente.
In mezzo con Kharja designato facente funzioni di Motta, Juric confermato titolare.
A sinistra stessa cosa per Criscito.
A destra si cercano terzini di spinta, da avanzare a centrocampo, Zuniga o De Silvestri che siano, e che certono non fanno decollare la qualità, anzi sono gregari, per movimenti e caratteristiche, anche importanti, ma come lo era Mesto sulla carta.
A questo punto il puzzle gasperiniano si completa semplicemente cercando le alternative di pari livello o quasi, un quarto esterno del valore dei tre in rosa, che si divida le presenze con gli altri tre a seconda delle caratteristiche, e centrocampisti dello stesso tipo a supportare quelli già presenti.
Questa concezione va scompaginata con certezze assolute, non con scommesse, deve arrivare almeno un giocatore, meglio due, da mettere lì dentro e ben venga se creeranno le classiche onde circolari del sasso in uno stagno.
Una scommessa su un mezzo moribondo di grande nome, zero euro di cartellino, e alto ingaggio, rischia di non intaccare per niente il meccanismo.
E un meccanismo così non credo porterebbe a una stagione all’altezza, sia per la semplice deduzione che andremmo a far la guerra più deboli di prima, sia perché la consapevolezza di aver costruito scientemente una squadra più debole, latente all’interno della gente, farebbe presto a diffondersi alle prime difficoltà creando ulteriori problematiche.
Ed eccoci infatti all’ultimo cibo precotto mediatico: una squadra del livello del Genoa può benissimo rinforzarsi vendendo i due più forti, ridistribuendo le forze negli altri ruoli.
Il che è vero.
Peccato che non si aggiunga una cosa: in questi altri ruoli sembra si stia andando verso una conferma dei titolari della stagione passata, e allora il discorso va a bagno, se prendo gente più forte di Criscito, Juric, Sculli, Palladino, allora fila, se invece confermo questi, e al massimo affianco a loro alternative di pari livello o quasi, questa fantomatica ridistribuzione delle forze va a farsi benedire.
Dopo due cessioni così importanti i soldi ci devono essere, vediamo di tirarli fuori, altro che matrix rossoblu.
Contributo di Grifondoro70 originariamente pubblicato in data 24/06/2009 su grifoni.org